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Florence Queer Festival: una finestra sul mondo

Giunto all’ottava edizione, il Florence Queer Festival incassa un confortante aumento delle presenze (+46% sull’anno passato) a testimonianza della crescente sensibilità (anche istituzionale) e dell’ottima qualità dei prodotti artistici. Da segnalare su tutti “Bear City” e “Prayers for Bobby”. “Il festival è una finestra sul mondo”, spiega Silvia Minelli, l’organizzatrice, nonostante lo scarso interesse mostrato finora dal mercato della distribuzione italiana, poco attento a questa realtà. Intanto sono già state fissate le date per il festival dell’anno prossimo (25 Novembre/1 Dicembre), tempo al tempo e da cosa nasce cosa.

A.Mataluni

M.Oppizzi

Ireos: oltre la mera tolleranza

A conclusione del Florence Queer Festival, siamo andati a trovare i volontari di Ireos ONLUS, ideatori e organizzatori di questo evento dal crescente successo internazionale. Il 4 Dicembre abbiamo partecipato alla festa di chiusura del Festival (“Queer Party” al Viper Thetre), coronamento di frenesie, fatiche e soprattutto di grandissime soddisfazioni.

Durante la serata, abbiamo incontrato Silvia Minelli (organizzatrice del Festival), la Dottoressa Barbara Santoni, Riccardo Pieralli (fondatore dell’associazione) e il Presidente Fabrizio Ungaro, che coralmente ci hanno svelato l’anima queer della loro comunità.

Nel ’97, Ireos risorge dalle ceneri di Arcilesbica e Arcigay per superare le fratture della comunità GLBT fiorentina e mantenerne unitaria e viva l’anima sociale. Proprio con quest’obiettivo i fondatori hanno deciso di definirsi “Comunità Queer”, termine allora ancora quasi sconosciuto.

Pieralli spiega che quella di Ireos è un’azione territoriale, legata alla realtà locale, la cui visibilità è stata notevolmente incrementata dal Festival. E aggiunge, “la nostra è una politica di tutti i giorni, fondata sull’aiuto dei volontari: sono i rapporti fra le persone a far funzionare le cose”. Le minoranze sessuali risentono della mancanza di modelli affettivi, il che crea non poche difficoltà nella gestione della vita sentimentale; sono i rapporti di stima e amicizia il primo strumento di lotta contro gli stereotipi di cui la società è infestata, mondo omosessuale incluso. “Tra il bianco e il nero ci sono tante sfumature in cui poter trovare la propria realizzazione”, continua Pieralli, riferendosi anche alle delicate realtà intersessuali di cui professionalmente l’associazione si occupa da anni. Pochi sanno che esiste un’altra via: “Viversi le proprie disforie come si vuole” e non come una patologia cui trovare una cura nella chirurgia, che non sempre è la scelta giusta.

Fabrizio Ungaro descrive Firenze come una “piccola isola felice”, in cui l’omofobia è meno accentuata che altrove, anche grazie al lavoro delle associazioni e ai buoni rapporti con il contesto politico locale; ciò non vuol dire però che bisogna fermarsi, ma definire nuovi e più ambiziosi obiettivi. Per questo oggi Ireos continua a operare con la pazienza di chi si propone progetti che richiedono tempi lunghi e di chi rifiuta “battaglie strillate”: “Per ottenere più della tolleranza e raggiungere la frontiera della piena condivisione”.

V.Cominetti

O.Costanzo